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Il 90% degli italiani vuole l'infermiere di famiglia

Sanità pubblica Redazione DottNet | 05/06/2020 17:13

Studio Fnopi-Censis, è necessario per potenziare i servizi domiciliari

Servono 57 mila infermieri in più per il servizio sanitario nazionale, tanti per arrivare alla quota media di uno ogni 134 abitanti (ora il valore a livello nazionale si attesta a uno ogni 154). A dirlo è uno studio realizzato dal Censis per la Fnopi, la Federazione nazionale degli ordini e delle professioni infermieristiche. Si tratta di una stima basata su una proiezione del numero di infermieri di tutte quelle Regioni che si trovano ad averne un numero basso, parificandolo a quello che invece ha la Regione Emilia-Romagna.   Nel corso del webinar "Fase2: Investire negli infermieri per garantire più salute e innovare il Ssn", è stata proprio Fnopi a tracciare il profilo dell'infermiere del futuro. La professionalità dell'infermiere di famiglia o di comunità (inserita nel decreto legge 'Rilancio') è in un percorso di rete territoriale. Sarà in grado di educare i pazienti ai corretti stili di vita e li seguirà a domicilio, anche quando verranno dimessi dall'ospedale. Inoltre, avrà un'azione a sostegno delle famiglie e attiverà quei percorsi di cura necessari per la presa in carico del paziente da parte del servizio sanitario.

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Secondo il Censis, per il 91,4% degli italiani è una buona soluzione per potenziare le terapie domiciliari, riabilitative e la sanità di territorio. Il 51,2%, invece, è convinto che l'introduzione di questa figura professionale faciliterebbe la gestione dell'assistenza. Il 47,7% pensa che darebbe loro sicurezza e maggiore tranquillità, il 22,7% che innalzerebbe la qualità delle cure. E' la presidente Fnopi Barbara Mangiacavalli a citare un progetto avviato in Friuli Venezia Giulia per l'inserimento dell'infermiere di comunità che ha portato a un calo del 10% dei codici bianchi nel pronto soccorso e a una riduzione dei ricoveri ospedalieri di circa il 20%. "L'infermiere di famiglia e comunità - spiega Mangiacavalli - non è l'assistente di studio del medico di medicina generale e non è 'assunto' da questo, ma è una figura professionale che insieme ad altre figure professionali forma la rete integrata territoriale, prende in carico in modo autonomo la famiglia, la collettività e il singolo. Ha un ruolo anche proattivo per promuovere salute, educazione sanitaria per la persona sana e la famiglia e la comunità e insegna l'adozione di corretti stili di vita e di comportamenti adeguati".

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